Dislessia, Disgrafia, Disortografia, Discalculia
circa 2,5% della popolazione scolastica in Italia, tutelati dalla legge n°170/2010
Dott.ssa Silvia Librio
Pedagogista Clinico
circa 2,5% della popolazione scolastica in Italia, tutelati dalla legge n°170/2010
Dott.ssa Silvia Librio
Pedagogista Clinico
Bambini intelligenti perché il loro QI (quoziente d’intelligenza) è uguale o superiore alla norma.
Bambini creativi perché spesso per risolvere i problemi trovano soluzioni non convenzionali in ambito scolastico.
Bambini molto immaginativi perché usano una capacità di memorizzazione per immagini.
I DSA, identificati con questo acronimo, si riferiscono ai Disturbi Specifici dell’apprendimento.
Il termine è usato in ambito clinico per effettuare la diagnosi e per permettere alla comunità scientifica una facile comunicazione. La diagnosi è effettuata dal Neuropsichiatra infantile, dallo psicologo, dal pedagogista, dal logopedista. Nello specifico i Dsa pare abbiano delle basi biologiche, pertanto secondo il modello della neurodiversità umana, le differenze dei DSA sarebbero solamente delle differenze individuali e le difficoltà incontrate da questi soggetti sarebbero legate anche alla cultura di appartenenza (G. Stella 2011). “Processano le informazioni in modo diverso perché hanno basi biologiche diverse. Se vivessimo in una cultura orale in cui non venisse richiesta la letto-scrittura i Dsa non si manifesterebbero”(D. Pollak, 2009).
Si manifestano con una specifica mancanza di abilità cognitive nell’ambito della lettura, della scrittura, del numero e del calcolo. Presentano anche difficoltà di memorizzazione di sequenze, difficoltà ad orientarsi nello spazio e nel tempo, impaccio motorio e disprassie.
Sintomi secondari, acquisiti a seguito di insuccessi scolastici sono legati all’ambito emotivo: bassa autostima, sfiducia nelle proprie potenzialità, aggressività, rabbia, ansia, disturbi somatici (mal di pancia, mal di testa), difficoltà nelle relazioni con i coetanei.
Non sempre gli alunni che presentano questo disturbo vengono individuati dalle insegnanti e può succedere che alcuni di loro vengano etichettati come alunni svogliati, che si impegnano poco o disinteressati allo studio. La legge 170/2010 tutela questi alunni con l’attuazione di interventi pedagogico-didattici volti al successo scolastico attraverso percorsi scolastici personalizzati e individualizzati e all’utilizzo di misure compensative e dispensative. Quando bisogna avere dei campanelli di allarme? E’ bene riconoscere questi alunni già dal secondo anno della scuola primaria. Una volta riconosciuti, gli insegnanti devono attuare le lezioni in classe in modo flessibile. Devono prevedere l’utilizzo di strategie di insegnamento che utilizzino diversi canali di apprendimento: maggiore uso di immagini e di fotografie, di strumenti uditivi, rafforzare le autonomie allo studio insegnando le strategie per prendere appunti e studiare un testo, usare mappe concettuali, attività laboratoriali in piccoli gruppi e il peer to peer (apprendimento tra pari).
Per fare questo i docenti devono emanciparsi dalla lezione tradizionale con dettature, copiati alla lavagna ecc. Certo non è semplice stravolgere un modo di fare didattica che ha avuto ottimi risultati fino ad ora, ma ora in questo tempo che viviamo i nostri alunni e le loro abilità umane sono diverse e variegate e non si può insegnare a tutti allo stesso modo.